giovedì 18 giugno 2015

BORN TO BE A PID (AVERE UNA BICI A BOLOGNA)

Avere una bici è fregno.

Riaverne una dopo 9 anni, grazie ad uno sconosciuto signor ciappinaro, beccato da coinquilina per caso, che ti aggiusta per soli 12€ le bici buttate da anni nel tuo pseudogiardino, ancora di più.

Sì però, ci dice il signor ciappinaro, nun devi MAI cambiare marcia, non ti devi MAI preoccupare del rumore di ferro vecchio che la bici fa che tanto è normale è una bici antica è una bici vintaggia e ricorda che te funziona solo il freno davanti e quindi non ti abbendare mai per le discese che sennò ti cappotti e fai le figùddemerda come quella volta a San Patrizio in Via Zamboni, quando sei finito su un palo di schiena, disarcionato da una bici fucsia e da un freno davanti che tu, sbronzo come le pazze, non ricordavi fosse l'unico funzionante.

Più o meno così, ma senza caschetto
La provi una volta e je dai e je la fai.

Quindi, riscopri sensazioni oramai dimenticate:
Il vento che fa il suo giro e ti accarezza i capelli che non hai; il sole che illumina la ruggine grigia della ferraglia a due ruote; quel bell'umido bolognese a cui tu gli vai in culo e porto tre, grazie sempre al suddetto venticello girante; quella voglia di scattare alla "èpartitomarcopantani!" per poi scoprire che un novantenne in graziella te stacca sul sottopassaggio di Via Zanardi.

Insomma, il collaudo è andato, ho una bici, un po' da scappati di casa, ma ce l'ho.


Oggi per giocare a calcetto non ho passaggio in macchina e quindi
STICAZZI HO LA BICI!
I-pod e fifififififischiettare pezzi di riproduzione casuale a capocchia, andando a zonzo (poi te togli una cuffia un secondo e senti "a testa de cazzo levate da in mezzo la strada").

Ponte Matteotti.
Parte lo strappetto ee OP-LA OPPELA I-UNO I-DUE IIIII-rumore di ferraglia sempre maggiore, piccolo schioppo e pedali che vanno a vuoto.

Catena spezzata in due, di netto.

Prego, notare sulla destra la catena arrotolata sulla ruota anteriore


Avevo appena cominciato la discesa, ovvero gli ultimi metri che avrei potuto fare con la bici.
In quei 20 secondi ti passa in mente, oltre i bei momenti passati insieme alla bike (cioè complessivamente 20 minuti), tutto il calendario gregoriano.

Scendi, arrivi al campo a piedi, giochi, rifai il calendario gregoriano, ti stanchi come non mai ché era la prima partita col vero caldo (e giocavi praticamente dentro una serra), ririfai tutto il calendario gregoriano, ti docci, esci, vai a prendere la bici e ti soffermi sulla catena penzolante, triste, solitaria y final, riririfai tutto il calendario gregoriano.

Nel tragitto a piedi e con la bici portata a mano, forse perché mi è partito Morricone nelle cuffie, mi è venuto in mente il finale di Un Sacco Bello, quando Leo/Verdone porta l'olio (il secondo, dopo che il primo gli si era rotto) da su' madre a Ladispoli.

Ero io.
Senza Roma, senza l'olio, senza che fosse ferragosto, senza Marisol e senza Ladispoli.
Ma ero io