Per
tre mesi l'ispirazione è stata a zero.
Poi
ti blocchi per strada, una settimana fa, e ti riparte l'embolo:
rileggi alcune mail, che di per sé ti portano a pensare alla tua condizione
personale.
Pensi
al presente leggendo il passato.
Pensi in pochi momenti, ma troppo.
Poi
scrivendo a persone e a cui tieni e che non senti spesso, pensi (ancora), fai
il resoconto del momento (ancora) e capisci che sei inconsapevole. Di quello
che stai facendo, del fatto che queste settimane sono in mood “ma chi
cazz mi l'ha fatt fà” (e quindi sei lamentoso abbestia), che da
qui a tre mesi stai chissà dove (Bruxelles/Lussemburgo/Arscentina? (sè, magara)) e si inizia a riiniziare tutto dall'inizio.
Altro giro
altra corsa siòri.
Consapevole
di essere inconsapevole (concetti che ho già affrontato e sviscerato nelle puntate precedenti).
Notizie
belle, di amici a cui tieni che stanno da dio (e che hai sempre
sperato stessero così), notizie meno belle, bubboni che ti crescono sul polso (niente di che, peste bubbonica. o ciste tendinea, una delle due), la primavera che, climaticamente, tarda ad arrivare.
Esticazzi?!
Devi
studiare e non ne hai voglia.
Meglio
fare nottate e massacrarti durante la settimana. Yep!
La
consapevolezza arriva quando, biascicanamente parlando, “introietti”
che vuoi tutto ciò e ne vuoi sempre di più: vuoi i problemi, il
sole che ti acceca dal cortile di casa, il preparare all'ultimo
secondo lavori per il giorno dopo, vuoi provarci ed essere deluso (o
no, il punto non è quello), vuoi essere provato e deludere (o no, il
punto a volte è quello), vuoi semplicemente ruzzare (cercate su
google) e vivere il momento.
Essere
effimeri è la chiave ora.
Un
anno fa, ma anche pochi mesi fa, mi chiedevo che cazzo avrei fatto da
lì ad un anno: ora ho smesso. La gente parla di futuro, mi chiede
del futuro.
Glisso.
E
qui ritorna la metaforona del viaggio. In bus. O in treno. Basta che
ci sia un finestrino e un paesaggio da vedere.
- Signori si parte! Salite sul bus!
- Per dove?
- Boh. Sali cojone!
In
questi mesi mi doto di una cartina (nel senso di mappa, che avete
capito), pian piano la strada si fa. E ho il paesaggio, ergo quello
che vivo.
Bolo,
il Master, la cumpa, le serate, il parchetto, i cannolicchi, il
“tigre” (per inciso, appellativo che mi porta sfiga), la
coglionaggine.
Sono
il paesaggio (riflettendoci, proprio a livello di mio riflesso, sono
anch'io parte del paesaggio).
Magari
allungo la strada, ma quello che vedo per ora ci sta.
Muoiono
la Thatcher e il Gobbo. Il mio amico Mimmone lo aveva previsto.
Dice
che entro l'anno muore B.
Dormo poco ma non sono particolarmente rincoglionito durante il giorno.
Un
altro anno calcistico senza una gioia (vabbè aspetto il 26 maggio).
Ho un timbro con un cagnolino scemo.
Ah,
poi ho sdoganato il cinema orientale.
E
ho scritto in velocità 'sti fatti un po' in seconda persona un po'
in prima.
Così
come viene.
Credo
che finirò il resoconto del viaggiominchia di Oporto.
Ah,
no devo studiare.
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