Ben 8 anni fa, estate del 2004 per la precisione, io e il Quacqua scrivemmo questa sorta di memoria calcistico/generazionale. Eravamo degli sbarbati, giovincelli pieni di speranze per il futuro ecc ecc. Quasi per gioco la mandammo a Carta, settimanale che chiuse anni dopo, non per colpa nostra, suppongo. Uno stralcio venne pubblicato poche settimane dopo, per la gioia dei sottoscritti, degli zii e di tutti i parenti.
Questa è la versione completa, senza censure né tagli.
Quando la leggo ho ancora i brividi.
Strani tempi. La vittoria
di Cofferati e gli Europei di calcio, il caldo estivo e la voglia di
non far nulla, feste ed addii: sono molti gli avvenimenti e le
sensazioni che si incrociano e si sovrappongono in questa fine di
giugno ma ad attrarre c’è sempre lo stesso rumore, ipnotico,
irresistibile, più forte del canto di una sirena: una palla che
rimbalza...
OrfeoTv: le
trasmissioni riprenderanno al più presto possibile
Mercoledì 16
giugno ore 00.50
Tutto era pronto eppure
tutto è andato male. Ore 20.30: una allegra comitiva di erasmus
tedeschi e olandesi si reca nella sede di OrfeoTv in Via Rialto. Ad
attenderli ci siamo noi, pronti ormai da due settimane ad avviare una
serie di telecronache in stile Gialappa’s (già reclamizzate
tramite volantini sparsi per la città) che avrebbe (e dico avrebbe)
dovuto accompagnare l’europeo fino alla fine. Purtroppo la nostra
esperienza di sprovveduti cronisti sportivi, inaugurata nella finale
di Champions League tra Juve e Milan del 28 maggio 2003, s’è
conclusa tristemente al venticinquesimo minuto quando il segnale
della Rai ha abbandonato definitivamente i nostri monitor lasciandoci
soli con un microfono in mano e una banda di nordici inferociti. Più
che pensare alla partita abbiamo pensato a non farci spaccare la
faccia dai nostri amici che si stavano perdendo la partita più
importante degli ultimi 10 anni. Immaginate se vi avessero staccato
la spina mentre guardavate Italia-Francia di 4 anni fa, di certo non
avreste sorriso alla telecamera, nella migliore delle ipotesi avreste
brandito una mazza da baseball cercando di spaccare qualunque cosa.
Per fortuna loro non sono italiani e sono andati via incazzati ma
innocui, qualcuno ci ha pure ringraziato.
Nelle tv di quartiere
idee e creatività non mancano, purtroppo sono i soldi e i tecnici a
mancare.
Triste destino di un
progetto infranto.
L’eurosputo di
Snotty
Sabato 19 giugno
ore 14.00
Sulle vetrine del Nike
store di via Rizzoli è possibile individuare macchie di saliva
attorno alla gigantografia di Totti. Se però non vi eccitate alla
feticista idea di scaracchiamenti su vetro questa è un informazione
di nessuna importanza, soprattutto considerando che alla Nike più
che uno sputo sulla vetrina duole il fatto che il suo testimonial si
sia mezzo rovinato la reputazione, perlomeno nell’immediato.
Ma probabilmente
guardandola da qui, da questa vetrina sporca sotto le torri non è
neppure possibile cogliere sino in fondo la questione. Quello che si
è scatenato dopo lo sputo di Totti (Snotty per i detrattori) è
stata una delle numerose puntate della querelle tra Roma e Milano.
Nel calcio sembra
cristallizzarsi in maniera palese quella che in altri campi è una
disfida latente e misurata. Dagli stadi alle radio libere, dai
giornali a certe trasmissioni tv (vedi i due studioni del Processo di
Biscardi) tutti si affannano ad inasprire questo squallido scontro
senza ne vincitori ne vinti. In questo caso quindi non è da Bologna
che è giusto parlare. Lo facciamo con l’articolo reso noto dalle
radio romane in cui due ragazzi (Lorenzo Spanò e
Francesco Carlini) rispondono per le rime a quello del
“giornalista” Mattia Feltri, pubblicato in data 17 giugno sul
quotidiano Libero. Ancora una volta Roma Vs Milano. Visti da Bologna.
Che disastro Feltri,
scrive male e pensa peggio
“Già molti e prima di
ieri nutrivano il dubbio che Mattia Feltri fosse uno poco
presentabile al di fuori della tangenziale di Milano.
Non perché sia un tipo
cattivo, semplicemente perché le facce contano e con quella faccia,
se non si fosse impiegato nel giornalismo, Feltri avrebbe avuto un
futuro nel ramo del precariato (cosa assolutamente dignitosa, normale
e ricorrente per la gran parte dei giovani italiani, più o meno
colti). Bisogna immaginarsi un pomeriggio nebbioso in zona Brera,
Feltri seduto sul suo porche 911, jeans, t-shirt Armani, pacchetto di
Davidoff sul cruscotto, sigaretta con bocchino pendente dalle labbra;
forse ha una fidanzata: tacchi a spillo, capelli tinti biondo
platino, mini mini gonna montenapoleone style e chewing gum
rigorosamente griffato San Babila.
Sta prendendo accordi con
un tal Brembilla, stasera andranno a farsi una polenta taragna dal
Fumagalli sui navigli, forse Brembilla ha un posto al giornale per
Mattia, un paio d’anni, poi si vedrà (promozione…?). Intanto
prenditi quest’assegno circolare, e pensa al tuo super attico.
Mattia Feltri invece ha
il privilegio di poter lavorare con i piedi (senza doverne render
conto).
Per altri sarebbe un
disastro, per lui un dono dal cielo: poter prender a calci la gente e
la sua dignità, ridotta e ricondotta a banali schemi preconcetti e
luoghi comuni di scarso acume.
Se esistono acritici e
beceri luoghi comuni, Mattia Feltri ha contribuito a diffonderli. (…)
Il problema è che
l’articolo si firma da soli. Non c’è Vittorio Feltri a darti il
consiglio “buono”.
Mattia Feltri nel suo
articolo non ha la sensibilità, la buona creanza e l’intelligenza
di un monaco.
Frankie Rijkaard,
Zinedine Zidane e molte altre persone, che hanno avuto modo di
giocare a calcio, hanno perso anch’essi una volta la testa ma tutto
ciò pur non essendo, per una presunta logica biunivoca: gesto
antisportivo – bullo di borgata romana, nati necessariamente entro
i confini del raccordo anulare della capitale.
Quale relazione
intercorre dunque tra la ferma condanna di un gesto profondamente
ignobile e antisportivo, quale quello di Francesco Totti, e una
presunta origine proletaria?
Sputare in faccia a
qualcuno sarà pure da bulletti e da vili, ma non è assolutamente
prerogativa ed esclusiva degli abitanti della Casilina, così come
tutto ciò non ha nulla a che vedere con la romanità o l’estrazione
periferica di chicchessia.
Cenare a base di coda
alla vaccinara significa esclusivamente mangiare un piatto tipico
romano, senza che ciò debba essere necessariamente associato a
stereotipi di alcun tipo o valutato con disprezzo dalla buona
società. Non si vive di sole ostriche e caviale…di certo non per
questo si può essere oggetto di scherno.
Cosa c’entra la faccia
di Totti: siamo forse tornati al Darwinismo più puro o radicale? Ci
siamo forse persi un secolo d’evoluzione e di progresso del
pensiero sociologico e delle teorie genetiche? Sono forse
riconducibili i tratti somatici di Francesco Totti a qualche forma di
“tipico esemplare urbano”? Soprattutto, quale sarebbe questo
volto caratteristico geneticamente individuato del PRECARIO ITALIANO?
Non siamo forse tutti o
quasi dei futuri “precari”? Non facciamo forse parte anche noi di
un’Italia che cambia in nome del part-time e della flessibilità,
dei contratti a tempo e dei mille lavori saltuari? Siamo forse per
questo biasimabili? Valiamo forse meno di chi invece per meriti o per
fortuna ha già il posto pronto!!! Il “precariato” non è un
virus e non è denotato da specifiche “facce”.
Francesco Totti ha
sbagliato: ma giudicatelo come uomo, e non come una macchietta della
commedia all’italiana inserito in qualche schema preconcetto o in
qualche contesto che non si conosce abbastanza. Il pregiudizio non fa
guardare oltre il proprio naso, o forse non si vuole vedere.
Non sarà certo la
cultura (fra l’altro il voto di laurea non misura la dignità di un
uomo), l’estrazione sociale, la residenza o il dialetto a fare di
Totti, come di chiunque altro, un uomo migliore o un peccatore
infausto.
Per favore, o voi che
entrate e non conoscete, lasciate da parte stereotipi tipicamente
comici di qualche famoso attore romano…
Qui si scrive sulla prima
pagina di un quotidiano nazionale e non per un programma di cabaret o
quant’altro. Francesco Totti è un grande calciatore che ha
sbagliato, è stato giustamente punito, ma il resto cortesemente
lasciatelo da parte.
Calcio antagonista?
Calciodramma al TPO
Martedì 22 giugno
ore 23.10
Probabilmente è un
misero palliativo ma l’unico modo per sfogare la rabbia e la
tristezza per questa meritata esclusione è scrivere. Spaccare
vetrine o radere al suolo l’Ikea per punire gli svedesi non sono
alternative plausibili come cercare lo straniero o picchiare chiunque
sembri troppo biondo in questa serata scurissima. Le serate di merda
appaiono palesemente prima di addormentarti ma solo ricostruendole ti
accorgi di quanto tutto sia andato storto. Ultima partita del turno
eliminatorio per l’Italia. La sede predestinata (suo malgrado) alla
tragedia è la Palestra Popolare Rebeldia del Teatro Polivalente
Occupato in Viale Lenin. E fin qui avanti popolo. Si arriva con 4
minuti di ritardo e fin qui sempre avanti popolo. In ritardo come da
norma ma alla fine non ci siamo persi nulla. La prima cosa che
colpisce dopo esserci accaparrati gli ultimi posti disponibili senza
guardarci intorno è l’aspetto olfattivo. Uno straordinario odore
di salsiccia di maiale arrosto permea l’ambiente che peraltro è
all’aperto, un po’ di fumo di strada e soprattutto un erbetta
niente male condiscono la profumata prelibatezza suina. Richiamato
dal naso più che dalla partita mi guardo intorno. In fondo all’atrio
ci sono griglie con molto più fuoco del necessario su cui si
arrostisce il maiale e osservando le facce gaudenti alle mie spalle
posso inferire che:
1- viene servito in
panini caldi
2- stanno vendendo birra
fresca
3- deve essere una
meraviglia
4- sono senza una lira.
Per la serie serate di
merda. Ma fin qui non me ne preoccupo (ah maledetta incoscienza),
nessuno poteva presagire l’epilogo di quella cena mancata. Cerco di
distrarmi dal maiale e osservo l’ambiente. Si poteva inferire anche
quello. C’erano molti di quelli che vedi normalmente al TPO e in
giro e che ti chiedi se si interessino al calcio. Probabilmente a far
parte della categoria ci sono anch’io. La presenza di entrambi (io
e il resto) rispondeva affermativamente alla domanda (ci interessiamo
di calcio o perlomeno facciamo finta di interessarcene a seconda
delle situazioni).
A dare un tocco di colore
realmente alternativo (a parte cani, rasta e via di seguito che sono
la norma) era una coppia con bambino (che nella maggior parte delle
proiezioni nel resto d’Italia è la norma).Certe volte incontri
strani tipi!
Come era inevitabile
anche la politica emerge anche se a tratti: uno spontaneo “Berlusconi
pezzo di merda” parte dal fondo della platea coinvolgendo tutti e
sorridendo ci si guarda con lo sguardo di manifestazioni e marce:
Allora siamo tanti compagni! Forse sono nell’unico posto in cui ci
si distrae dal calcio per pensare alla politica. Ma si ritorna subito
alla partite e alla fine sembra di non aver cambiato né argomento né
tono. In un impeto ultras qualcuno grida “Forza Italia” e subito
si accorge d’aver detto una stronzata: altra beffarda anomalia di
un paese in il calcio è una questione politica in tutto e per tutto.
L’ultimo accenno di pseudopoliticacalcistica ce lo regala Buffon su
punizione dei bulgari che ricorda a tutti che l’unico fascista
buono non è solo quello morto ma anche quello portiere. Ma è mera
illusione: la platea ritorna a pensarla come prima quando il calcio
d’angolo non è ancora stato battuto. Gli insulti si sprecano e
solo a posteriori puoi affermare in piena certezza che non erano
abbastanza. Ce n’è per tutti (e per Totti). E io mi aggiungo a
quello unanime di questo pezzo d’Italia sconfitta e rabbiosa: Alex
ma vaff… tu, l’uccellino, l’Uliveto, gli azzurri, il
fuorigioco, i rigori non dati, quelli dati erroneamente, il fairplay
degli scandinavi e quel tacco maledetto di un Ibrahimovic qualunque,
che a Madjer non poteva nemmeno pulire gli scarpini. In una serata
del genere le bestemmie non possono non essere tante e tutte
meritate.
Dimenticavo ormai è 23
ed è il mio compleanno. Mai una volta che si è allegri il giorno
del proprio compleanno. Sapete di chi altro è il compleanno?
Zinedine Zidane.
Auguri Zizou stasera
fanculo pure tu.
Le tv verità: ogni
volta che guardare un gol è meglio che ascoltare La Russa
Domenica 27 giugno
ore 23:30
Stasera la
rappresentazione della realtà che la tv offre all’italiano medio
di razza maschile è sintetizzabile in due dibattiti dallo
straordinario valore sofistico.
A Primo Piano su
Rai3 Castagnetti e La Russa si scontrano penosamente su risultati di
ballottaggi che non hanno. Su La7 Biscardi conduce il suo circo di
accuse atroci, insulti gratuiti e opinioni di alto livello non solo
sportivo ma anche grammaticale.
Tra i due modelli di
dialogo davvero c’è da impazzire.
Poi ad un certo punto mi
accorgo della differenza sostanziale: il Processo di Biscardi e i
suoi ospiti posso influire sulla realtà al massimo facendo dimettere
Carraro, facendo portare Cassano all’Olimpiade o altri eventi di
questa portata nella migliore delle ipotesi. Castagnetti e La Russa
ci governano, prendono scelte che si ripercuotono in maniera evidente
sulle nostre esistenze.
L’epifania nella sua
evidenza mi fa pensare quanto sia più facile e gratificante
interessarsi al calcio più che alla politica. Non è una bella
scoperta…
Ma in questo frangente di
connessioni lampanti giunge improvvisa un’altra notizia assurda:
"E´ iniziata la
nostra battaglia contro imprenditori, istituzioni e giornalisti i
quali hanno contribuito all´attuale condizione della nostra squadra.
Colpiremo ovunque e dovunque da oggi in poi. Il Napoli ai napoletani
veri".
Il volantino di
rivendicazione firmato “Frangia Ostile” è stato ritrovato dalla
Digos nei pressi delle auto incendiate come tentativo intimidatorio
nei confronti del giornalista Paolo Del Genio. È abbastanza
inquietante anche se ormai poco può sorprendere, ed è abbastanza
macabro ritrovarsi a pensare che calcio e politica stiano
rispettivamente prendendo il peggio l’uno dell’altra, che si
aspetta il prossimo momento di lucidità per accorgersi delle cose,
ma nel frattempo arriva un'altra notizia di mercato e quindi punto e
a capo.
Erasmus: scommesse
e partite in piazza
Venerdì 2 luglio
ore 3:05
C’è un po’ di
tristezza non per la sconfitta quanto per la partenza. Domani parte
Daniel, il marxista fluidificante di fascia che ci accompagnato per
un anno e un campionato di calcio universitario.
Ieri l’ultima partita
ai giardini margherita ubriachi e nella penombra parlando di foibe e
funghetti allucinogeni a ritrovarmi a chiedergli se pensa che il
calcio sia in Italia l’oppio del popolo e sentirmi rispondere che
beh… in un certo senso si.
È strana l’aria di
queste serate estive. Stare a stretto contatto con tanti stranieri è
il primo contatto con un’Europa finora solo economica.
Ci si ritrova a subire
prese per il culo da uno svedese che millanta di aver fatto un tunnel
addirittura a Kim Kallstrom e che non perde occasione per
salutarti simpaticamente con un beffardo 2 a 2.
Ci si ritrova a discutere
del tabellone delle scommesse organizzato da loro con la vincente che
vale dieci punti e la quota di partecipazione a 5 euro.
Ci si ritrova a ridere 20
minuti con un tedesco per la nostra pronuncia di Schweinsteiger.
Ci si ritrova a giocare
come gli indemoniati per una sfida ai dieci, giocandosi le caviglie e
l’orgoglio nazionale in una piazza eletta a stadio.
Ci si ritrova a
scherzare, a ridere, a discutere. Di calcio, di politica, di donne e
non solo.
Ci si ritrova a sentirsi
un po’ più europei, con degli altri “europei” (fa effetto solo
la dicitura) nel corso di quest’Europeo che forse più che
entusiasmarci calcisticamente ci avvicina culturalmente.
dietro la colonna, il "nostro" campetto |
È con questa sensazione
che si mette in scena la quarta partita notturna di questo periodo.
La voglia di calcio
insoddisfatta deve essere sfogata e così dopo una memorabile Italia
- Tunisia in piazza Santo Stefano con tanto di contorno di chitarre e
carabinieri e due match a San Domenico (campo prediletto delle nostre
sfuriate notturne) non poteva mancare questo match ai giardini. In
campo un po’ di nazionalità, tutte più o meno bistrattate da
Euro2004, a cercare riscatto: noi italiani eravamo in due, poi tre
tedeschi, uno svizzero, un olandese e un inglese. Tutti ubriachi,
tutti contenti di vivere quel momento cercando di dimenticare che era
l’ultima volta che ci si vedeva. Una partita da ricordare. Forse
l’unica davvero memorabile di quest’Europeo.