sabato 15 settembre 2012

AMARCORD - GIUGNO/LUGLIO 2004 - EUROPEI A BOLOGNA. UN ALTRO CALCIO È POSSIBILE?

Ben 8 anni fa, estate del 2004 per la precisione, io e il Quacqua scrivemmo questa sorta di memoria calcistico/generazionale. Eravamo degli sbarbati, giovincelli pieni di speranze per il futuro ecc ecc. Quasi per gioco la mandammo a Carta, settimanale che chiuse anni dopo, non per colpa nostra, suppongo. Uno stralcio venne pubblicato poche settimane dopo, per la gioia dei sottoscritti, degli zii e di tutti i parenti.
Questa è la versione completa, senza censure né tagli.
Quando la leggo ho ancora i brividi.



Strani tempi. La vittoria di Cofferati e gli Europei di calcio, il caldo estivo e la voglia di non far nulla, feste ed addii: sono molti gli avvenimenti e le sensazioni che si incrociano e si sovrappongono in questa fine di giugno ma ad attrarre c’è sempre lo stesso rumore, ipnotico, irresistibile, più forte del canto di una sirena: una palla che rimbalza...

OrfeoTv: le trasmissioni riprenderanno al più presto possibile
Mercoledì 16 giugno ore 00.50
Tutto era pronto eppure tutto è andato male. Ore 20.30: una allegra comitiva di erasmus tedeschi e olandesi si reca nella sede di OrfeoTv in Via Rialto. Ad attenderli ci siamo noi, pronti ormai da due settimane ad avviare una serie di telecronache in stile Gialappa’s (già reclamizzate tramite volantini sparsi per la città) che avrebbe (e dico avrebbe) dovuto accompagnare l’europeo fino alla fine. Purtroppo la nostra esperienza di sprovveduti cronisti sportivi, inaugurata nella finale di Champions League tra Juve e Milan del 28 maggio 2003, s’è conclusa tristemente al venticinquesimo minuto quando il segnale della Rai ha abbandonato definitivamente i nostri monitor lasciandoci soli con un microfono in mano e una banda di nordici inferociti. Più che pensare alla partita abbiamo pensato a non farci spaccare la faccia dai nostri amici che si stavano perdendo la partita più importante degli ultimi 10 anni. Immaginate se vi avessero staccato la spina mentre guardavate Italia-Francia di 4 anni fa, di certo non avreste sorriso alla telecamera, nella migliore delle ipotesi avreste brandito una mazza da baseball cercando di spaccare qualunque cosa. Per fortuna loro non sono italiani e sono andati via incazzati ma innocui, qualcuno ci ha pure ringraziato.
Nelle tv di quartiere idee e creatività non mancano, purtroppo sono i soldi e i tecnici a mancare.
Triste destino di un progetto infranto.

L’eurosputo di Snotty
Sabato 19 giugno ore 14.00
Sulle vetrine del Nike store di via Rizzoli è possibile individuare macchie di saliva attorno alla gigantografia di Totti. Se però non vi eccitate alla feticista idea di scaracchiamenti su vetro questa è un informazione di nessuna importanza, soprattutto considerando che alla Nike più che uno sputo sulla vetrina duole il fatto che il suo testimonial si sia mezzo rovinato la reputazione, perlomeno nell’immediato.
Ma probabilmente guardandola da qui, da questa vetrina sporca sotto le torri non è neppure possibile cogliere sino in fondo la questione. Quello che si è scatenato dopo lo sputo di Totti (Snotty per i detrattori) è stata una delle numerose puntate della querelle tra Roma e Milano.
Nel calcio sembra cristallizzarsi in maniera palese quella che in altri campi è una disfida latente e misurata. Dagli stadi alle radio libere, dai giornali a certe trasmissioni tv (vedi i due studioni del Processo di Biscardi) tutti si affannano ad inasprire questo squallido scontro senza ne vincitori ne vinti. In questo caso quindi non è da Bologna che è giusto parlare. Lo facciamo con l’articolo reso noto dalle radio romane in cui due ragazzi (Lorenzo Spanò e Francesco Carlini) rispondono per le rime a quello del “giornalista” Mattia Feltri, pubblicato in data 17 giugno sul quotidiano Libero. Ancora una volta Roma Vs Milano. Visti da Bologna.
Che disastro Feltri, scrive male e pensa peggio
“Già molti e prima di ieri nutrivano il dubbio che Mattia Feltri fosse uno poco presentabile al di fuori della tangenziale di Milano.
Non perché sia un tipo cattivo, semplicemente perché le facce contano e con quella faccia, se non si fosse impiegato nel giornalismo, Feltri avrebbe avuto un futuro nel ramo del precariato (cosa assolutamente dignitosa, normale e ricorrente per la gran parte dei giovani italiani, più o meno colti). Bisogna immaginarsi un pomeriggio nebbioso in zona Brera, Feltri seduto sul suo porche 911, jeans, t-shirt Armani, pacchetto di Davidoff sul cruscotto, sigaretta con bocchino pendente dalle labbra; forse ha una fidanzata: tacchi a spillo, capelli tinti biondo platino, mini mini gonna montenapoleone style e chewing gum rigorosamente griffato San Babila.
Sta prendendo accordi con un tal Brembilla, stasera andranno a farsi una polenta taragna dal Fumagalli sui navigli, forse Brembilla ha un posto al giornale per Mattia, un paio d’anni, poi si vedrà (promozione…?). Intanto prenditi quest’assegno circolare, e pensa al tuo super attico.
Mattia Feltri invece ha il privilegio di poter lavorare con i piedi (senza doverne render conto).
Per altri sarebbe un disastro, per lui un dono dal cielo: poter prender a calci la gente e la sua dignità, ridotta e ricondotta a banali schemi preconcetti e luoghi comuni di scarso acume.
Se esistono acritici e beceri luoghi comuni, Mattia Feltri ha contribuito a diffonderli. (…)
Il problema è che l’articolo si firma da soli. Non c’è Vittorio Feltri a darti il consiglio “buono”.
Mattia Feltri nel suo articolo non ha la sensibilità, la buona creanza e l’intelligenza di un monaco.

Frankie Rijkaard, Zinedine Zidane e molte altre persone, che hanno avuto modo di giocare a calcio, hanno perso anch’essi una volta la testa ma tutto ciò pur non essendo, per una presunta logica biunivoca: gesto antisportivo – bullo di borgata romana, nati necessariamente entro i confini del raccordo anulare della capitale.
Quale relazione intercorre dunque tra la ferma condanna di un gesto profondamente ignobile e antisportivo, quale quello di Francesco Totti, e una presunta origine proletaria?
Sputare in faccia a qualcuno sarà pure da bulletti e da vili, ma non è assolutamente prerogativa ed esclusiva degli abitanti della Casilina, così come tutto ciò non ha nulla a che vedere con la romanità o l’estrazione periferica di chicchessia.
Cenare a base di coda alla vaccinara significa esclusivamente mangiare un piatto tipico romano, senza che ciò debba essere necessariamente associato a stereotipi di alcun tipo o valutato con disprezzo dalla buona società. Non si vive di sole ostriche e caviale…di certo non per questo si può essere oggetto di scherno.

Cosa c’entra la faccia di Totti: siamo forse tornati al Darwinismo più puro o radicale? Ci siamo forse persi un secolo d’evoluzione e di progresso del pensiero sociologico e delle teorie genetiche? Sono forse riconducibili i tratti somatici di Francesco Totti a qualche forma di “tipico esemplare urbano”? Soprattutto, quale sarebbe questo volto caratteristico geneticamente individuato del PRECARIO ITALIANO?
Non siamo forse tutti o quasi dei futuri “precari”? Non facciamo forse parte anche noi di un’Italia che cambia in nome del part-time e della flessibilità, dei contratti a tempo e dei mille lavori saltuari? Siamo forse per questo biasimabili? Valiamo forse meno di chi invece per meriti o per fortuna ha già il posto pronto!!! Il “precariato” non è un virus e non è denotato da specifiche “facce”.
Francesco Totti ha sbagliato: ma giudicatelo come uomo, e non come una macchietta della commedia all’italiana inserito in qualche schema preconcetto o in qualche contesto che non si conosce abbastanza. Il pregiudizio non fa guardare oltre il proprio naso, o forse non si vuole vedere.
Non sarà certo la cultura (fra l’altro il voto di laurea non misura la dignità di un uomo), l’estrazione sociale, la residenza o il dialetto a fare di Totti, come di chiunque altro, un uomo migliore o un peccatore infausto.
Per favore, o voi che entrate e non conoscete, lasciate da parte stereotipi tipicamente comici di qualche famoso attore romano…
Qui si scrive sulla prima pagina di un quotidiano nazionale e non per un programma di cabaret o quant’altro. Francesco Totti è un grande calciatore che ha sbagliato, è stato giustamente punito, ma il resto cortesemente lasciatelo da parte.

Calcio antagonista? Calciodramma al TPO
Martedì 22 giugno ore 23.10
Probabilmente è un misero palliativo ma l’unico modo per sfogare la rabbia e la tristezza per questa meritata esclusione è scrivere. Spaccare vetrine o radere al suolo l’Ikea per punire gli svedesi non sono alternative plausibili come cercare lo straniero o picchiare chiunque sembri troppo biondo in questa serata scurissima. Le serate di merda appaiono palesemente prima di addormentarti ma solo ricostruendole ti accorgi di quanto tutto sia andato storto. Ultima partita del turno eliminatorio per l’Italia. La sede predestinata (suo malgrado) alla tragedia è la Palestra Popolare Rebeldia del Teatro Polivalente Occupato in Viale Lenin. E fin qui avanti popolo. Si arriva con 4 minuti di ritardo e fin qui sempre avanti popolo. In ritardo come da norma ma alla fine non ci siamo persi nulla. La prima cosa che colpisce dopo esserci accaparrati gli ultimi posti disponibili senza guardarci intorno è l’aspetto olfattivo. Uno straordinario odore di salsiccia di maiale arrosto permea l’ambiente che peraltro è all’aperto, un po’ di fumo di strada e soprattutto un erbetta niente male condiscono la profumata prelibatezza suina. Richiamato dal naso più che dalla partita mi guardo intorno. In fondo all’atrio ci sono griglie con molto più fuoco del necessario su cui si arrostisce il maiale e osservando le facce gaudenti alle mie spalle posso inferire che:
1- viene servito in panini caldi
2- stanno vendendo birra fresca
3- deve essere una meraviglia
4- sono senza una lira.
Per la serie serate di merda. Ma fin qui non me ne preoccupo (ah maledetta incoscienza), nessuno poteva presagire l’epilogo di quella cena mancata. Cerco di distrarmi dal maiale e osservo l’ambiente. Si poteva inferire anche quello. C’erano molti di quelli che vedi normalmente al TPO e in giro e che ti chiedi se si interessino al calcio. Probabilmente a far parte della categoria ci sono anch’io. La presenza di entrambi (io e il resto) rispondeva affermativamente alla domanda (ci interessiamo di calcio o perlomeno facciamo finta di interessarcene a seconda delle situazioni).
A dare un tocco di colore realmente alternativo (a parte cani, rasta e via di seguito che sono la norma) era una coppia con bambino (che nella maggior parte delle proiezioni nel resto d’Italia è la norma).Certe volte incontri strani tipi!
Come era inevitabile anche la politica emerge anche se a tratti: uno spontaneo “Berlusconi pezzo di merda” parte dal fondo della platea coinvolgendo tutti e sorridendo ci si guarda con lo sguardo di manifestazioni e marce: Allora siamo tanti compagni! Forse sono nell’unico posto in cui ci si distrae dal calcio per pensare alla politica. Ma si ritorna subito alla partite e alla fine sembra di non aver cambiato né argomento né tono. In un impeto ultras qualcuno grida “Forza Italia” e subito si accorge d’aver detto una stronzata: altra beffarda anomalia di un paese in il calcio è una questione politica in tutto e per tutto. L’ultimo accenno di pseudopoliticacalcistica ce lo regala Buffon su punizione dei bulgari che ricorda a tutti che l’unico fascista buono non è solo quello morto ma anche quello portiere. Ma è mera illusione: la platea ritorna a pensarla come prima quando il calcio d’angolo non è ancora stato battuto. Gli insulti si sprecano e solo a posteriori puoi affermare in piena certezza che non erano abbastanza. Ce n’è per tutti (e per Totti). E io mi aggiungo a quello unanime di questo pezzo d’Italia sconfitta e rabbiosa: Alex ma vaff… tu, l’uccellino, l’Uliveto, gli azzurri, il fuorigioco, i rigori non dati, quelli dati erroneamente, il fairplay degli scandinavi e quel tacco maledetto di un Ibrahimovic qualunque, che a Madjer non poteva nemmeno pulire gli scarpini. In una serata del genere le bestemmie non possono non essere tante e tutte meritate.
Dimenticavo ormai è 23 ed è il mio compleanno. Mai una volta che si è allegri il giorno del proprio compleanno. Sapete di chi altro è il compleanno? Zinedine Zidane.
Auguri Zizou stasera fanculo pure tu.

Le tv verità: ogni volta che guardare un gol è meglio che ascoltare La Russa
Domenica 27 giugno ore 23:30
Stasera la rappresentazione della realtà che la tv offre all’italiano medio di razza maschile è sintetizzabile in due dibattiti dallo straordinario valore sofistico.
A Primo Piano su Rai3 Castagnetti e La Russa si scontrano penosamente su risultati di ballottaggi che non hanno. Su La7 Biscardi conduce il suo circo di accuse atroci, insulti gratuiti e opinioni di alto livello non solo sportivo ma anche grammaticale.
Tra i due modelli di dialogo davvero c’è da impazzire.
Poi ad un certo punto mi accorgo della differenza sostanziale: il Processo di Biscardi e i suoi ospiti posso influire sulla realtà al massimo facendo dimettere Carraro, facendo portare Cassano all’Olimpiade o altri eventi di questa portata nella migliore delle ipotesi. Castagnetti e La Russa ci governano, prendono scelte che si ripercuotono in maniera evidente sulle nostre esistenze.
L’epifania nella sua evidenza mi fa pensare quanto sia più facile e gratificante interessarsi al calcio più che alla politica. Non è una bella scoperta…
Ma in questo frangente di connessioni lampanti giunge improvvisa un’altra notizia assurda:
"E´ iniziata la nostra battaglia contro imprenditori, istituzioni e giornalisti i quali hanno contribuito all´attuale condizione della nostra squadra. Colpiremo ovunque e dovunque da oggi in poi. Il Napoli ai napoletani veri".
Il volantino di rivendicazione firmato “Frangia Ostile” è stato ritrovato dalla Digos nei pressi delle auto incendiate come tentativo intimidatorio nei confronti del giornalista Paolo Del Genio. È abbastanza inquietante anche se ormai poco può sorprendere, ed è abbastanza macabro ritrovarsi a pensare che calcio e politica stiano rispettivamente prendendo il peggio l’uno dell’altra, che si aspetta il prossimo momento di lucidità per accorgersi delle cose, ma nel frattempo arriva un'altra notizia di mercato e quindi punto e a capo.

Erasmus: scommesse e partite in piazza
Venerdì 2 luglio ore 3:05
C’è un po’ di tristezza non per la sconfitta quanto per la partenza. Domani parte Daniel, il marxista fluidificante di fascia che ci accompagnato per un anno e un campionato di calcio universitario.
Ieri l’ultima partita ai giardini margherita ubriachi e nella penombra parlando di foibe e funghetti allucinogeni a ritrovarmi a chiedergli se pensa che il calcio sia in Italia l’oppio del popolo e sentirmi rispondere che beh… in un certo senso si.
È strana l’aria di queste serate estive. Stare a stretto contatto con tanti stranieri è il primo contatto con un’Europa finora solo economica.
Ci si ritrova a subire prese per il culo da uno svedese che millanta di aver fatto un tunnel addirittura a Kim Kallstrom e che non perde occasione per salutarti simpaticamente con un beffardo 2 a 2.
Ci si ritrova a discutere del tabellone delle scommesse organizzato da loro con la vincente che vale dieci punti e la quota di partecipazione a 5 euro.
Ci si ritrova a ridere 20 minuti con un tedesco per la nostra pronuncia di Schweinsteiger.
Ci si ritrova a giocare come gli indemoniati per una sfida ai dieci, giocandosi le caviglie e l’orgoglio nazionale in una piazza eletta a stadio.
Ci si ritrova a scherzare, a ridere, a discutere. Di calcio, di politica, di donne e non solo.
Ci si ritrova a sentirsi un po’ più europei, con degli altri “europei” (fa effetto solo la dicitura) nel corso di quest’Europeo che forse più che entusiasmarci calcisticamente ci avvicina culturalmente.
dietro la colonna, il "nostro" campetto
È con questa sensazione che si mette in scena la quarta partita notturna di questo periodo.
La voglia di calcio insoddisfatta deve essere sfogata e così dopo una memorabile Italia - Tunisia in piazza Santo Stefano con tanto di contorno di chitarre e carabinieri e due match a San Domenico (campo prediletto delle nostre sfuriate notturne) non poteva mancare questo match ai giardini. In campo un po’ di nazionalità, tutte più o meno bistrattate da Euro2004, a cercare riscatto: noi italiani eravamo in due, poi tre tedeschi, uno svizzero, un olandese e un inglese. Tutti ubriachi, tutti contenti di vivere quel momento cercando di dimenticare che era l’ultima volta che ci si vedeva. Una partita da ricordare. Forse l’unica davvero memorabile di quest’Europeo.

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