venerdì 17 agosto 2012

Momenti di Gloria - il pagellone olimpico (prima parte) - Jesi alla conquista dell'Universo


Nel mio piccolo, ho i miei personali e immancabili momenti di gloria o non gloria olimpici.
Così, per variare, e per far fuoriuscire la mia onniscenza sportiva da tutti i pori, ne citerò alcuni per ogni sport.

Arco: vabbé facile, lo sport per eccellenza dell'uomo qualunque, dove una banda di uomini con la panza vince l'oro a squadre. A me fa impazzire Marco Galiazzo, già vincitore 8 anni fa ad Atene. Se lo incontrassi per strada lo scambierei per uno della Pupa e il Secchione, invece è pluri-olimpionico.
E io no.
Forse perché mangiare arrosticini non è uno sport riconosciuto dal CIO. Anzi, non è uno sport.

Atletica: ampio il panorama, farò più nomi.
Bolt, of course, l'unico che mi ha fatto strillare daaaaajjeeeeee siiiiiiiii (con annessa esultanza alla Terim). Lo amo alla follia, perché non è gonfio come un canotto ed è un “cazzone”, che semplicemente si diverte.
E se perde, perché fa il “cazzone”, non fa drammi.

Mohamed Farah, vincitore dei 5000 e 10000 metri, nato in Somalia, musulmano, tifoso dell'Arsenal, esempio vincente di integrazione.
Cose che noi ci sognamo, ancora concentrati a discutere di Balotelli, che tra le altre cose è nato a Palermo ed è più bresciano di Fabio Volo.

David Rudisha, vincitore degli 800 metri con record del mondo, primo uomo a rompere il muro del 1'40 (e voi direte: “e stì cazzi?”). Va più veloce lui che il 38 barrato.

Manteo (sì, si chiama Manteo e non Matteo) Mitchell, staffettista statunitense della 4X400, ha corso in batteria per 200 metri con il perone rotto. Ma uno come fa a correre con il perone rotto? Non ti viene da mandare tutti a quel paese e tirare testate per terra per il troppo dolore? Ho sempre pensato che solo Daniel-San, con l'indispensabile aiuto del Maestro Miyagi, potesse fare sport con una gamba spezzata.

Valeria Straneo, ottava nella maratona, uno dei miglior risultati tecnici italiani di tutta l'Olimpiade.
Da film americano indie/sportivo (indie nel senso che comunque non vince) la sua storia: inizia a correre a livello agonistico dopo aver scoperto una malattia genetica, la sferocitosi, che modifica la forma dei globuli rossi e causa l’anemia. Non avendo fatto abbastanza il pieno di sfighe, nel 2010 ha ricominciato a correre dopo un’operazione di asportazione della milza. Alla sua seconda maratona si è qualificata alle Olimpiadi.
Esempio, alla Nothing is impossible, di come allontanare da noi stessi i concetti di alibi e avversità.
Brava.


Caso Schwarzer: ha fatto una cazzata, ma almeno ha avuto la forza di confessarla subito, senza manfrine. Ci sono delle regole, se le infrangi paghi. Stop. Lui lo sa.
Basta “sparagli” sentenze addosso.
I bambini, i giovani, non devono essere educati dagli sportivi, per quanto vincenti e con la faccia da bravo ragazzo, ma dalla loro famiglia.

Badminton: sport che in Italia vanta la bellezza di 12 tesserati, sale alla ribalta in queste Olimpiadi per il “biscotto” nel doppio femminile tra le cinesi e le coreane del sud, tutte squalificate immediatamente.
E, si sa, quando c'è odore d'inciucio, in Italia si sprecano fiumi di inchiostro e si usurano tastiere.
Parleremmo addirittura di casi di combine nel badminton.
Ah no, ne abbiamo effettivamente parlato.

Basket: vittoria a sorpresa degli Stati Uniti che, trascinata da giovani carneidi di belle speranze, batte l'altra grande sorpresa Spagna, in una finale inedita.
Che poi la Spagna è protagonista del secondo caso di “biscotto” olimpico, decidendo di perdere deliberatamente col Brasile di Thiago Silva e Neymar, per evitare Gli USA in semifinale.
Purtroppo il basket non ha lo stesso potere mediatico del badminton e di questa storia se ne è parlato poco o nulla.
Peccato che il grande ciclo dell'Argentina di Manu Ginobili e Scola sia finito senza una medaglia.

Beach Volley: qui gioco in casa. L'unico abruzzese alle Olimpiadi, Paolo Nicolai, fino a pochi anni fa lo vedevo allenarsi nel palazzetto del mio paese.
Giocava in serie C di pallavolo, io (giocavo mi sembra una parolona) in serie D di calcetto e mi allenavo dopo il volley.
A 18 anni tirava già così forte in battuta, che in me nasceva un senso di empatia verso il pallone Molten tricolore.
Ebbene, l'unico atleta a Londra che ho mai visto dal vivo, in coppia con Daniele Lupo (perché sennò pare giochi da solo) è arrivato ai quarti, dopo aver battuto negli ottavi i Campioni Olimpionici in carica Rogers/Dalhausser.
Io ho visto solo i quarti, in cui hanno perso. Erano in vantaggio nel secondo set, ho attivato lo streaming, e in tre minuti hanno perso.
Tanta fortuna.

"Ciao Jose, perché combattere, fatti abbracciare"
Boxe: le note dolenti, non nel senso delle mazzate che si danno. Si è parlato molto del furto subito da Cammarelle in finale, ma nell'unico incontro che ho seguito si è fatto molto di peggio.
Parlo dei quarti tra Il Fratello Maggiore Clemente Russo e il cubano Jose Larduet Gomez.
Nella terza ripresa, con Russo in vantaggio in maniera quantomeno discutibile, non si è combattuto. L'italiano ha deciso, in un impeto di affetto, di comportarsi da fratellone maggiore e ha ripetutamente abbracciato il cubano, che, vedendo frustrati i suoi tentativi di dare fuoco alla madre (giuro, ho letto il riassunto della prima puntata di Fratello Maggiore), provava a pestarlo, senza risultato.
Morale della favola: pubblico inglese che urla CUBA CUBA e figura di merda per Russo.
Se lui può cambiare, tutto gli altri non cambiano.

Canoa/Canottaggio: sport oramai orfano della telecronaca di Galeazzi, verrà ricordato per la debacle azzurra. Anzi, ripensandoci, è da quando non ci sono più gli Alè e i 116/118 di Bisteccone che non vinciamo una mazza.
Un misero argento nel due di coppia e polemiche a non finire per il clima pesante che si respirava in ritiro. A farne le spese il C.T. Di Capua, che sinceramente non so se sia il mitico Peppinielllo degli Abbagnale.
La soddisfazione arriva nella canoa slalom, l'oro di Molmenti è l'unico non violento (cioè l'unico ottenuto senza armi) di tutte le Olimpiadi. Per festeggiare ha invitato Flavia Pennetta a cena. Lei ha detto sì.
Mica scemo.

Ciclismo: allora, nel ciclismo su pista vincono gli inglesi. Non sapevo (o mi ero dimenticato di sapere) ci fosse la categoria Bmx, dove spadroneggiano i colombiani (!?).
Nella corsa su strada stranamente ha vinto un ex-dopato.
Ma l'impresa è nella mountain-bike, dove lo spirito fantozziano si è impossessato della bici di Marco Aurelio Fontana da Giussano. Negli ultimi due km il sellino bersaglieramente si rompe, costringendo l'italiano ad un'impresa leggendaria: fare gli ultimi chilometri sui pedali, in salita, dopo aver comunque già battagliato per una ventina di km di saliscendi.
Fenomeno vero, il Ragioner Filini sarebbe stato fiero di lui.

Tuffi: dominano da sempre i cinesi, virtuosi delle piroette e dei carpiati rovesciati con doppio avvitamento. Noi da anni abbiamo una campionessa vera, brava, bella (non è la Pellegrini) che non limona a bordo vasca (l'avevo detto che non era la Pellegrini) col primo tuffatore palestrato ex-isola dei famosi.
Tania Cagnotto, per sua sfortuna, è sfortunata.
Ha perso il bronzo per 20/100 di punto. Non si è lamentata. Ha pianto. Si è sfogata.
E poi ha detto che non fa nulla e che la vita vera è un'altra.
Pare banale, ma immaginate se fosse capitato ad Andrea Agnelli (che potrebbe gareggiare solo a mister sopracciglio). Avrebbe fatto stampare sul costume “terzo sul trampolino”.

Sport equestri: il dressage.
E ho detto tutto.

Iniziate a tremare
Scherma: meno male che c'è la scherma, sennò avremmo la metà delle medaglie.
Ma c'è sempre un mistero che attanaglia la mia mente.
Perché tutte le schermitrici sono marchigiane? Ve lo siete mai chiesti?
A Jesi che mangiano? Nel corredo per i neonati c'è un fioretto?
Nell'ora di educazione fisica fanno scherma? Per saldare usano la maschera da schermidore?
E se le guerre fossero combattute con il fioretto, Jesi conquisterebbe l'Universo?
No, perché dopo un po' due domande uno se le fa.

La vaccata
Calcio: il calcio alle Olimpiadi è come il tamburello: non se l'incula nessuno.
La nota saliente è che il Brasile perde ogni volta in finale.
Però vincono sempre squadre simpatiche (simpatiche a me): Nigeria, Camerun, Argentina e, a Londra, il Messico.
In campo femminile, in Corea del Nord-Colombia, si registra la cappellata dell'anno: sui tabelloni, durante le formazione, appare per sbaglio la bandiera di una Corea a caso, quella del Sud.
Panico ad Hampden: la sempre tranquilla delegazione coreana del nord si rifiuta di scendere in campo. Dopo un'ora, e con la promessa di innalzare una statua di Kim Jong-Il alta 60 metri davanti agli alloggi dei coreani del sud, la partita ha inizio.

Ginnastica (ritmica e artistica): sport bestiale, da Veri Atleti. Sono rimasto sempre affascinato dall'all-around: tutti fanno tutto.
Cioè come se chiedessero a Bolt di correre, poi saltare con l'asta, poi tirare il giavellotto, poi fare il triplo e poi basta, non ce la fai più.
Kohei Uchimora controlla se il suo taglio è simpatico
A Londra ha vinto un giapponese con i capelli simpatici da giapponese, Kohei Uchimura, mentre tra le donne ha trionfato l'americana Douglas.
Degni di menzione l'olandese Zonderland che ha vinto alla sbarra (unica volta che ho visto una finale di sbarra in vita mia) e tutti quelli che fanno volteggio, la disciplina più spettacolare.
Nemmeno da Amici di Maria saltano così.
Intanto, nel corpo libero femminile, si riconsuma la tragedia stile-Cagnotto: Vanessa Ferrari arriva terza a pari merito. Ma per una regola stronza, fatta di coefficienti di difficoltà, la retrocedono in quarta posizione.
Nella ginnastica ritmica, in cui si tirano palle in aria, si roteano nastri danzando e si lanciano claviette stile giocoliere, la squadra femminile italiana vince il bronzo.
In verità erano arrivate quarte, poi i giudici hanno saputo che la Ferrari era sugli spalti e, per farla rosicare ancora di più, hanno cambiato la classifica.

(continua)

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